Domande frequenti


1. LA DONAZIONE DEGLI ORGANI

Si può essere donatore dopo la morte se in vita si è espressa la volontà, oppure, anche, in caso di mancanza di tale espressione, se la famiglia non si oppone al prelievo degli organi.

Si può essere donatore vivente, previo accertamento del giudice che escluda il fine di lucro, solo per alcuni organi o tessuti particolari la cui mancanza non è compromettente per il donatore (ad esempio nel caso di un rene perchè ce ne sono due.)
NON ESISTONO LIMITI D’ETA’ PER ESSERE DONATORE.

2. QUALI ORGANI SI POSSONO PRELEVARE A SCOPO DI TRAPIANTO?

Si possono prelevare tutti gli organi, ad eccezione dell’ENCEFALO (cervello), che non è un organo ma la sede del nostro essere persona e delle GONADI (ovaio, testicolo) che contengono il nostro patrimonio genetico.

Attualmente gli organi più spesso prelevati sono i reni, il fegato, il cuore, i polmoni e il pancreas, mentre i tessuti prelevati sono innanzitutto le cornee e talvolta segmenti ossei, vascolari, valvole cardiache e cute.

3. IL TRAPIANTO

Il trapianto è per molte persone gravemente malate l’unica azione terapeutica in grado di offrire un’aspettativa di sopravvivenza ed una qualità di vita vicina alla normalità e, in moltissimi casi, l’unico modo per sfuggire ad una morte prematura.
Il processo che conduce all’intervento di trapianto si articola in diverse fasi:

  1. diagnosi e cura dei riceventi in attesa
  2. gestione delle liste d’attesa secondo criteri condivisi e trasparenti
  3. diagnosi e cura del paziente in rianimazione
  4. accertamento della morte encefalica
  5. prelievo degli organi del donatore
  6. individuazione dei riceventi dalla lista d’attesa e loro preparazione al trapianto
  7. analisi, conservazione, trasporto e allocazione degli organi
  8. trapianto dei singoli organi
  9. cura postoperatoria dei trapiantati e loro riabilitazione

Oggi la trapiantologia ha assunto un’importanza sempre crescente e viene praticata, in assoluta sicurezza, dalle strutture ospedaliere specializzate. Il problema maggiore che concerne i trapianti, dunque, non è da ricercare nelle strutture ospedaliere abilitate ad effettuarli, ma nella carenza di organi.

Bisogna sapere che UNA VOLTA ACCERTATA LA MORTE ENCEFALICA, cioè una volta morto il cervello, NON C’È NESSUNA POSSIBILITÀ DI TORNARE IN VITA.

Oggi si trapiantano con successo molti organi di estrema utilità e necessità, basti pensare al cuore, al rene, ai polmoni, al fegato; in alcuni casi il trapianto riguarda più di un organo, ad esempio il cuore e i polmoni insieme, il pancreas e un rene e così via. I risultati fanno bene sperare: a cinque anni dal trapianto sopravvivono il 72% dei trapiantati di fegato, il 65% dei trapiantati di cuore e la percentuale di reni trapiantati funzionanti e il 67%. Ad un anno dal trapianto, infine, sopravvivono 89% dei trapiantati di polmoni. E queste percentuali, visti i continui progressi che si registrano in campo medico, sono destinate ad aumentare.

4. QUALI SONO LE GARANZIE DEL TRAPIANTO

Il trapianto garantisce di prolungare la durata e migliorare la qualità della vita di un malato e, in moltissimi casi, di salvare la vita a chi soffre di patologie gravi non altrimenti curabili.

I TRAPIANTI SI EFFETTUANO ORMAI IN MODO SICURO E ALTAMENTE SPECIALIZZATO. Non bisogna temere che vengano trapiantati organi non compatibili o che possano sopraggiungere degli ostacoli non previsti precedentemente. Infatti, sia sulla persona da cui sono prelevati gli organi che su quella in cui verranno trapiantati, vengono eseguiti molti e accurati esami per accertare la compatibilità e l’idoneità dell’organo che passa dal donatore al ricevente. Non si tratta, certo, di un procedimento semplice, dal momento che si articola in varie fasi e coinvolge staff di medici, professionalmente preparati ed abituati a operare proprio in questo specifico settore. Ma oggi è un procedimento sicuro. Vengono effettuate valutazioni dettagliate dei pazienti in attesa e del potenziale donatore; la morte encefalica viene accertata da una commissione, incaricata di verificare, con esami neurologici ripetuti, l’avvenuta morte del paziente.

I riceventi vengono preparati al trapianto e, nella fase postoperatoria, verranno sottoposti a cure e accertamenti continui fino al completo ristabilimento.

5. CHE COSA SIGNIFICA MORIRE?

LA MORTE E’ LA CESSAZIONE IRREVERSIBILE DI TUTTE LE FUNZIONI DELL’ENCEFALO (CERVELLO).

Non basta dire che il cuore ha cessato di battere o che una persona ha smesso di respirare perchè oggi il respiro e la circolazione del sangue possono essere mantenuti artificialmente. Occorre spostare l’attenzione dal respiro e dal cuore come “centri di vita”, secondo le credenze antiche, ad uno specifico organo in cui il danno irreversibile, da solo, costituisce il momento della morte cioè l’ENCEFALO. E’ l’encefalo a rappresentare il vero motore dell’esistenza umana ed è la morte dell’encefalo la reale morte dell’individuo.

6. COME SI CERTIFICA LA MORTE?

Fondamentalmente in due modi: tramite criteri cardiaci e neurologici. Nel primo caso i medici eseguono un elettrocardiogramma per 20 minuti: se per 20 minuti il cuore è stato fermo si ha la certezza che il cervello è morto per mancanza di flusso sanguigno.

Nel secondo caso, TRE MEDICI SPECIALISTI, UN RIANIMATORE, UN NEUROFISIO¬LOGO E UN MEDICO LEGALE, NOMINATI DALLA DIREZIONE SANITARIA, AC¬CERTANO DIRETTAMENTE CON ESAMI E STRUMENTI LA MORTE DEL CERVELLO. Questa equipe effettua esami protratti PER ALMENO SEI ORE E RIPETUTI PER DUE VOLTE,

7. CHE DIFFERENZA C'È TRA IL COMA E LA MORTE CEREBRALE?

Esiste una enorme differenza.

La morte cerebrale non è altro che la morte effettiva ed accertata di un soggetto, dalla quale non si torna indietro: LA MORTE È UNA DIAGNOSI CERTA.

IL COMA, INVECE, È UNA SITUAZIONE DI GRAVITÀ ED È VARIABILE, perché, alcune cellule sono ancora vive.

8. CHI SONO I MEDICI CHE CERTIFICANO LA MORTE?

Si tratta di UN COLLEGIO MEDICO, nominato dalla Direzione Sanitaria, che COMPRENDE UN NEUROLOGO, UN RIANIMATORE E UN MEDICO LEGALE, OGNUNO CON SPECIFICHE FUNZIONI E COMPETENZE. Sono assolutamente esclusi da tale commissione i medici che dovranno eseguire il prelievo e il trapianto.

9. QUALI SONO LE GARANZIE CONTRO IL COMMERCIO DI ORGANI?

Il commercio di organi è un’attività illecita, un atto criminale, perseguito penalmente. Non bisogna temere che possa verificarsi un tale abuso perché il PROCESSO DI PRELIEVO, CONSERVAZIONE, TRASPORTO E TRAPIANTO È SEGUITO SOTTO IL CONTROLLO DELLE DIREZIONI SANITARIE E COMUNICATO OBBLIGATORIAMENTE ALLA MAGISTRATURA. Il Ministero della Sanità concede le autorizzazioni per le procedure di trapianto e si accerta del corretto svolgimento delle pratiche. È impossibile che tutto avvenga clandestinamente. Gli organi prelevati, inoltre, per raggiungere gli ospedali dove saranno trapiantati ai riceventi, viaggiano a bordo di mezzi istituzionali e veloci (automobili, elicotteri o aeroplani degli ospedali, de1118, dei Carabinieri, dell’Aeronautica Militare).

10. LA DONAZIONE DI SANGUE È UTILE AI TRAPIANTI?

Certamente si. I trapianti sono operazioni complesse che spesso richiedono trasfusioni, qualche volta anche imponenti, si può giungere a molte decine di litri di sangue per un trapianto di fegato. Donare sangue è quindi importante per sostenere l’attività di trapianto, come lo è per moltissime altre attività sanitarie: anche il sangue, come gli organi, non si fabbrica, e la salute di ognuno di noi, da questo punto di vista, é affidata alla generosità di tutti.

11. QUAL È L'ASPETTO DELLA SALMA DOPO LA DONAZIONE?

Occorre sgombrare il campo dal timore che il corpo appaia deturpato o mutilato dopo la donazione poiché, come per ogni altra operazione chirurgica, possono restare piccole cicatrici superficiali ma NON SUBENTRA ALCUNA MUTILAZIONE VISIBILE e il cadavere si presenta uguale ad ogni altro. Il prelievo delle cornee non comporta l’asportazione del bulbo oculare e l’intervento è simile a quello della rimozione della cataratta, che non lascia trasparire alcun segno d’incisione.

12. SI PUÒ SCEGLIERE COSA DONARE?

Né la vecchia, né la nuova legge entrano nel merito della questione. Da un punto di vista razionale ed alla luce del fatto che la personalità di un individuo, la sua unicità, non risiede in organi specifici ma è qualcosa di molto più complesso ed immateriale, sembra naturale che acconsentire alla donazione voglia dire acconsentire per tutti gli organi. In assenza di indicazione di legge, comunque, ogni caso può essere valutato singolarmente.

13. QUALI CONTROLLI SULL'ORGANO DA TRAPIANTARE?

Tutti quelli necessari ed indispensabili ad evitare il rischio di trasmissione di malattie dal donatore al ricevente. Per fronteggiare tale pericolo, gli organi prelevabili vengono esaminati attraverso test radiologici e di laboratorio per valutarne la funzionalità, la compatibilità e il loro “stato di salute”. In casi dubbi viene eseguita una biopsia (esame al microscopio di un pezzetto dell’organo) al momento del prelievo. Il donatore stesso e sottoposto ad una serie di accertamenti per evitare la presenza di malattie infettive trasmissibili e di tumori. Viene raccolta anche l’anamnesi, cioè la storia clinica approfondita del potenziale donatore, e vengono esclusi i casi incerti. Anche il trapianto, nonostante i controlli, porta con sé un minimo di rischio di trasmissione di malattia da donatore a ricevente, nulla di più di quello che si corre per una trasfusione di sangue ed insignificante rispetto ai pericoli che si corrono non sottoponendosi al trapianto se ritenuto necessario.

14. L'ETICA

La situazione attuale del sistema prelievi- trapianti garantisce il rispetto delle seguenti regole:

  • Utilizzazione del donatore vivente limitata a parenti stretti su richiesta dei medesimi
  • Trattamento terapeutico dei pazienti in rianimazione indipendente dalla posizione individuale o familiare riguardo al prelievo di organi, posizione che non viene nemmeno indagata fino alla constatazione della morte.
  • Prelievi da cadavere eseguiti nel pieno rispetto della normativa vigente, e quindi previo accertamento collegiale della morte, con applicazione di regole certe
  • Accertamento di morte eseguito da equipe indipendenti da quelle che trapiantano
  • Rispetto della volontà delle famiglie fino a quando la nuova legge non renderà prevalente il parere espresso in vita dal defunto.
  • Esecuzione di tutte le indagini diagnostiche ad oggi conosciute per escludere il rischio di trasmissione di malattia attraverso il trapianto.
  • Esistenza di liste di attesa pubbliche .
  • Individuazione dei riceventi dalle liste di attesa sulla base di criteri predeterminati e condivisi, che tengono conto della compatibilità degli organi, delle condizioni di gravità dei pazienti e del tempo di attesa.
  • Attribuzione degli organi prelevati in una regione ai centri trapianto della stessa regione, con eccezioni regolamentate per le urgenze, le emergenze, i prestiti e le restituzioni a livello interregionale, nazionale ed internazionale.
  • Prelievi e trapianti di organi eseguiti solo in strutture pubbliche, con autorizzazione del Ministero della Sanità.
  • Rendiconto pubblico della attività, della provenienza degli organi, dei trapianti eseguiti e dei loro risultati immediati ed a distanza.

15. LA RELIGIONE

Nessuna delle maggiori religioni si oppone manifestamente alla donazione degli organi.

LA RELIGIONE CATTOLICA accetta i trapianti e la donazione degli organi è incoraggiata in quanto atto di carità; la donazione è citata nel catechismo come: esempio di comportamento solidale e caritatevole. Il sostegno della Chiesa alla donazione non deve sembrare “tiepido”: in realtà è un sostegno profondo e convinto che, tuttavia, privilegiando l’aspetto etico della libera donazione di se, non assume carattere di prescrizione, ma di proposta.

La religione PROTESTANTE incoraggia e sostiene la donazione degli organi, quella EBRAICA sostiene che “se è possibile donare un organo per salvare una vita è obbligatorio farlo”.

Le religioni BUDDISTA, INDUISTA, MORMONE, QUACCHERA E SCIENZA CRISTIANA non prendono posizione e demandano la decisione al singolo individuo, poiché ritengono che la donazione sia un fatto del tutto personale, la cui scelta spetta esclusivamente all’individuo.

La religione ISLAMICA approva la donazione se avviene da persone che hanno dato in anticipo il loro consenso per iscritto, a patto che gli organi non vengano conservati bensì subito trapiantati.

Anche i TESTIMONI DI GEOVA ritengono che il trapianto degli organi sia una decisione che spetta al soggetto interessato, e non si oppongono alla donazione.

Le religioni GRECO ORTODOSSA E AMISH non pongono dichiarate obiezioni alla donazione e alle procedure che contribuiscono a migliorare lo stato di salute, ma la prima è contraria alla donazione dell’intero corpo per la sperimentazione o la ricerca, mentre la seconda è riluttante se il risultato è incerto.

LA RELIGIONE, quindi, NON È affatto, come alcuni erroneamente credono, CONTRARIA ALLA DONAZIONE DEGLI ORGANI ed al trapianto e, anzi, nella maggior parte dei casi sostiene e incoraggia sia la donazione per il suo intrinseco valore etico, sia i trapianti perché servono alla vita.

16. LA LEGGE

La legge è molto rigorosa e precisa in materia di trapianti e non consente speculazioni, abusi e commerci illegali di organi, che sono puniti severamente. Anche per quanto riguarda i criteri di accertamento della morte, occorre seguire delle procedure prefissate che implicano la presenza di un numero determinato di medici e di strumenti idonei allo scopo. Nel caso che il cadavere abbia i requisiti clinici di idoneità e la morte venga accertata secondo la legge, si prevede che si possa procedere al prelievo degli organi a scopo di trapianto.

LA NUOVA LEGGE SULLA DONAZIONE PREVEDE CHE OGNI CITTADINO DECIDA PER SE STESSO.

Il decreto non prevede, al momento, l’attivazione del “silenzio-assenso” ma rinforza la prevalenza dell’ESPRESSIONE DI VOLONTA’ DEL SOGGETTO RIMANDANDO ALLA FAMIGLIA LA DECISIONE NEL CASO DI NON ESPRESSIONE IN VITA DEL PROPRIO CONGIUNTO. In ogni caso, è possibile cambiare idea e chiunque potrà far cambiare il suo status di donatore a non donatore e viceversa, non solo, ma la legge prevede esplicitamente che la presentazione da parte dei familiari di una dichiarazione di volontà del defunto redatta dopo ciò che aveva dichiarato e consegnata alle sedi competenti, sia comunque vincolante.

PARLARNE IN FAMIGLIA AIUTA A FAR CONOSCERE LA PROPRIA OPINIONE E AD EVITARE CHE, quando si dovesse presentare il caso, LA PROPRIA VOLONTÀ NON VENGA RISPETTATA.

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